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Parola agli esperti e ricercatori

Luigi Romano e l’estrazione dei cannabinoidi

Dopo aver svolto la tesi di laurea sulla cannabis, Luigi Romano si trasferisce in Olanda dove confronta diverse metodologie per l’estrazione dei cannabinoidi. Il passo successivo è la California dove applica quanto appreso nel corso degli studi al mondo del lavoro.

La tesi di laurea in Italia

Il mio primo approccio scientifico con il mondo della cannabis e l’estrazione dei cannabinoidi risale alla mia tesi di laurea (Laurea in Biologia Ambientale). Durante l’anno di internato (2010/2011) abbiamo portato avanti una ricerca su i due endocannabinoidi più studiati. Anandamide (AEA) e 2-arachidonoilglicerolo (2-AG).

In particolare ne abbiamo studiati gli effetti sulle funzioni bioenergetiche mitocondriali (sintesi e idrolisi di ATP, consumo di O2 ecc).  I risultati di queste ricerche si sono concretizzati nella stesura della mia tesi sull’AEA e in una pubblicazione sul 2-AG.

Subito dopo la laurea ho preparato e superato l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione.

Nello stesso periodo sono venuto a conoscenza del bando “Ritorno al Futuro” indetto dalla Ragione Puglia che concedeva borse di studio per seguire dei Master.

Vinta la borsa di studio durante tutto il 2012 ho seguito un Master di II livello in Fitoterapia presso l’Università di Siena.

Lo stage in Olanda e la ricerca sul Rick Simpson oil (RSO)

Il Master prevedeva un periodo di stage da svolgere presso una qualsiasi azienda che trattasse fitoterapici.

Il mio pensiero è andato subito alla cannabis e alla Bedrocan in Olanda. Contattati Arno Hazekamp e Tjalling Herkelens tramite e-mail e fissato un incontro via Skype, andato a buon fine, è iniziata la mia avventura nel mondo della cannabis terapeutica.

L’oggetto della nostra ricerca è stato l’Olio di  Rick Simpson quindi un’estrazione dei cannabinoidi applicata nella cura del cancro. La prima parte del mio stage, svoltasi in Italia, si è focalizzata sulla ricerca bibliografica riguardo cannabis, cannabinoidi e cancro. La seconda parte si è svolta in Olanda presso l’Università di Leiden.

L’attività di laboratorio consisteva nel riprodurre e analizzare “5 ricette” per produrre l’olio di cannabis.

Tra queste ricette c’era:

  • quella di Rick Simpson che consiglia l’uso della nafta.
  • Una con etanolo,
  • Una con etere
  • Due con olio d’oliva extra vergine.

Il nostro obiettivo era quello di individuare una buona “ricetta” riproducibile nella quiete domestica anche da persone non proprio in salute.

I risultati ci hanno indicato che nell’estrazione di cannabinoidi:

  • la nafta è da evitare,
  • l’etanolo è buono ed infatti è il solvente più utilizzato,
  • l’etere è buono ma deve essere maneggiato con attenzione,
  • le due ricette con olio d’oliva sono le più tranquille da effettuare in quanto non richiedono l’evaporazione del solvente e il relativo sprigionarsi di fumi.

Prendendo insieme i risultati della mia ricerca bibliografica (test in vitro, test in vivo, trial clinici), delle evidenze riportate da tanti pazienti [tra cui quella di Luciano Rossi] si può dire che i cannabinoidi hanno sicuramente un’azione sulle cellule tumorali e che la forma terapeutica che molti pazienti stanno usando è l’olio di cannabis, ovvero un estratto concentrato che contiene soprattutto cannabinoidi e terpeni.

La ricerca, ovviamente, deve andare avanti.

La ricerca e l’estrazione dei cannabinoidi: l’Olanda

L’attività di ricerca alla Bedrocan è incentrata soprattutto su cannabis/cannabinoidi e sui metodi di somministrazione del farmaco. L’aspetto agronomico viene sviluppato principalmente nelle serre che sono situate a Veendam. Cercano di valutare tutti i diversi parametri di coltivazione (dal pH, alla quantità di acqua giornaliera, ecc) per arrivare a definire la migliore condizione di crescita delle piante.

Le varietà che producono sono diverse, dalla rinomata Bedrocan al Bediol, al Bedica, ecc.

Le genetiche sono fornite da Sensi Seeds. Ovviamente la standardizzazione delle piante deriva da un ambiente controllato ed esso stesso standardizzato. Lo standard medico si raggiunge garantendo la presenza e quella certa concentrazione di cannabinoidi.

Questo risultato lo si ottiene solo in serra e seguendo le GAP (Good Agricoltural Practices).

Per quel che riguarda i cannabinoidi, la Bedrocan cerca di isolarli e caratterizzarli partendo dalla materiale vegetale. Con i cannabinoidi isolati si possono fare ulteriori esperimenti:

  • sul processo di decarbossilazione,
  • sulla conversione di un cannabinoide in un altro,
  • sull’influenza di un cannabinoide sull’altro,
  • nella somministrazione tramite vaporizzatore, ecc.

Per le tecniche di somministrazione del farmaco sono molto concentrati sul vaporizzatore e cercano di coinvolgere altre figure professionali per sviluppare strumenti e metodi sempre più efficaci. Per quel che ho potuto vedere sono un punto di riferimento per chiunque svolga ricerca su cannabis e cannabinoidi.

Avendo la disponibilità praticamente immediata di materiale vegetale controllato (coltivato secondo le GAP e standardizzato nel contenuto) la loro ricerca può andare avanti senza i vari ostacoli che si presentano in altri paesi europei.

Senza contare la presenza in Olanda di istituzioni quali il Cannabis Bureau e NCSM [NDR. Associazione olandese per la cannabis legale e medica]. La ricerca sui cannabinoidi ha fatto, e continua a fare, passi da gigante.

La ricerca sui cannabinoidi: la Spagna

Basta pensare che nel 2006 M. Guzmán et al. hanno realizzato il primo trial clinico in cui una soluzione contenente THC veniva somministrata a pazienti con glioblastoma multiforme, un tumore al cervello molto aggressivo, tramite iniezioni intratumorali e quindi intracraniche. Fantascienza per l’Italia.

Lo studio, condotto comunque su pazienti terminali sui quali le terapie standard (chemio e radio) non avevano avuto risultati, ha avuto risultati positivi. Per due pazienti (su 9) l’aspettativa di vita è aumentata di 1 anno e per un paziente di 24 settimane. Ovviamente tutti i sintomi clinici come disfasia e ipertensione cranica, emiparesi, cefalea e allucinazioni, deficit motorio sono stati fortemente smorzati dal THC.

Sui motori di ricerca scientifici, tipo Pubmed (uno a caso), ci sono centinai di articoli su molte patologie e sull’uso di estrazioni di cannabis per lenirle o curarle. In Italia si lavora e si lavora tanto basta pensare a Di Marzo, De Petrocellis, Grassi. Il problema è sempre la regolamentazione e tutto quello che ne deriva.

Non conosco i dettagli di altri laboratori ma durate l’anno di tesi il mio prof. ordinò un flaconcino di THC, circa 25mg. Il flaconcino arrivò dopo la mia laurea, circa 2-3 mesi dopo. Questo è solo la mia esperienza ma credo che in molti laboratori le cose siano così.

La ricerca e l’estrazione dei cannabinoidi: la California

A novembre 2016 sono atterrato a Berkley, California ed ho cominciato a lavorare per una ditta, la Constance Therapeutics. Mi occupavo soprattutto di estrazioni di cannabinoidi di qualsiasi tipo. 

Sviluppavamo differenti prodotti come:

  • estratti grezzi e diluiti
  • liquidi per vape pens
  • creme
  • spray 
  • supposte

Allestivamo i prodotti con diverse titolazioni per potere offrire ai pazienti una terapia adeguata seguendo anche un determinato rapporto fra i principali cannabinoidi contenuti nell’estratto.

Per esempio i rapporti THC: CBD che utilizzavamo maggiormente erano 4:1, 1:1, 0:1 o 1:4 in modo da poter soddisfare le diverse esigenze dei pazienti, la maggior parte dei quali erano oncologici.

In più e ovviamente, eseguivamo la titolazione dei terpeni, ovvero la componente volatile aromatica che agisce in sinergia con i cannabinoidi collaborando al famoso “effetto entourage” [la sinergia tra i vari principi attivi presenti nella cannabis, soprattutto cannabinoidi e terpeni] .

Come se non bastasse, avevamo una linea di prodotti anche per gli animali i quali avendo anch’essi un sistema endocannabinoide traggono giovamento dall’assunzione di prodotti a base di cannabis. La cannabis che lavoravamo veniva prodotta da quelle che in California chiamano collectives, comunità di agricoltori che rivendono il materiale vegetale soprattutto alle aziende che lavorano nel settore della cannabis medicinale, ma anche alle dispensaries [negozi che vendono cannabis per uso medico].

In America i metodi di estrazione della cannabis sono differenti, sono dieci, vent’anni proiettati nel futuro.

In generale la maniera di procedere è:

  • effettuare l’estrazione dei cannabinoidi con etanolo sul materiale vegetale
  • titolare l’estratto grezzo
  • diluirlo seguendo i rapporti sopra indicati
  • titolare il prodotto finale in modo tale da poter contare su dosaggi precisi da poter riferire ai pazienti.

Cannabis medicinale: il modello californiano

In California, ma anche in altri Stati americani dove la cannabis medicinale è stata legalizzata, un paziente che necessita di cannabis per motivi di salute, riceve una raccomandazione in seguito ad una visita da parte di medici specializzati che possono consigliare infiorescenze, estratti o edibles [prodotti alimentari quali biscotti, cioccolata e chewing gum]. Questa raccomandazione non è vincolante, ma indicativa il paziente infatti può comprare anche una quantità maggiore da quella indicata o prodotti diversi da quelli consigliati dal medico.

Negli Stati americani dove la cannabis medicinale è prevista e regolamentata dalle leggi statali, per lavorare nel settore devi fare una richiesta da concordare con la città nella quale intendi operare, pagare le tasse e dimostrare che lavori in maniera professionale, dopo di che non devi preoccuparti di altro. E’ un lavoro come tanti altri.

In Italia invece qualsiasi cosa sia relativa alla parola canapa, o peggio cannabis, nonostante esistano le leggi, si converte in un mare di nebbia, la classica zona grigia nella quale non capirai mai come procedere ed ogni istituzione si conforma con risposte differenti.

In California il mercato è fiorente, nel novembre 2016 è stata legalizzata la cannabis a scopo ludico e le possibilità di fare business sono innumerevoli.

Come ricercatore finalmente ero contento perché potevo esprimermi al meglio. Le opportunità di crescita aziendale sono svariate e la ricerca non aspetta altro che giovani menti si mettano all’opera per sviluppare nuove e ulteriori conoscenze riguardo la cannabis medicinale e le sue diverse applicazioni.

Per approfondire:

L’estrazione dei cannabinoidi con olio di oliva:

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3 commenti

  • Cannabis Terapeutica – Grosseto: alla farmacia San Giuseppe il primo info point sulla cannabis terapeutica

    22/09/2015 17:41

    […] che attualmente lavora per la Bedrocan ed ha realizzato uno studio scientifico insieme a Luigi Romano sui vari tipi di estrazioni dalla cannabis, ndr) ed è migliore sia dal punto di vista […]

  • ANTONIO

    08/08/2015 08:46

    vorrei avere dei contatti professionali con il Dott. Romano. Grazie

  • Maurizio Romani

    03/05/2015 00:58

    La passione per la materia mi sta spingendo all'ossessionata ricerca di fedeli come me,sono ormai anni che mi occupo della materia,la passione e la meticolosità del mio lavoro mi ha fatto capire che anche se tortuosa questa è la strada che devo percorrere.Sono specializzato in sistemi idro,deep water culture,sono in grado di progettarli e costruirli.Ho semplicemente un diploma di liceo scientifico ma tanta voglia di studiare la materia e di applicarmi nella produzione,contattatemi per un lavoro sono disposto a trasferirmi immediatamente.Grazie per l'attenzione