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Parola agli esperti e ricercatori

Massimo Nabissi e la ricerca sui fitocannabinoidi

Massimo Nabissi, biologo e ricercatore, si occupa di studi pre-clinici in campo oncologico, immunologico e infiammatorio. Dal 2009 s’interessa di fitoterapia, con particolare attenzione alla ricerca su fitocannabinodi.

 

Da quanto tempo si occupa di ricerca sui fitocannabinoidi e delle potenzialità terapeutiche della cannabis?
Nel 2010 ho svolto le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo. Le sperimentazioni, sia nel glioblastoma che nel mieloma multiplo, hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, anche riducendo le dosi dei chemioterapici. Questi dati suggeriscono che i cannabinoidi hanno un effetto sinergico con alcuni tipi di chemioterapici (cioè l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole).

Perché ha cominciato a studiare le potenzialità terapeutiche della cannabis?
Lavoravo da diversi anni nell’ambito dell’oncologia sperimentale e l’interesse nello studio della cannabis è nato in parte dalle evidenze sperimentali lette in altri lavori scientifici ed in parte dall’essermi imbattuto nello studio di un recettore di membrana la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo.

Potrebbe raccontare quali evidenze sono emerse in dieci anni di ricerca sui fitocannabinoidi?
Le evidenze principali riguardano un’attività anti proliferativa e citotossica dei cannabinoidi nelle cellule tumorali. Un altro aspetto interessante dei cannabinoidi è la loro capacità di interagire con diversi chemioterapici, aumentandone l’attività citotossica.

In questo periodo di cosa si sta occupando?
In questi ultimi anni mi sto interessando alla ricerca su altri fitocannabinoidi, e quindi a studiare altri cannabinoidi e le loro interazioni con CBD e THC, in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio). Inoltre sto valutando anche potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative.

A livello pre-clinico la cannabis può essere scientificamente definita come un potente anti tumorale. Cosa ci può dire in merito?
Gli studi preclinici che evidenziano gli  effetti antitumorali dei cannabinoidi sono molti e in alcuni modelli sperimentali di tumore questi dati sono stati anche supportati da studi su cavie. Anche se mancano sempre studi clinici su larga scala, alcuni dati clinici in singoli pazienti o in un numero ridotto di pazienti hanno supportato gli studi preclinici.

Che ruolo rivestono i principali cannabinoidi THC e CBD nell’attività anti tumorale? Quali sono i loro meccanismi d’azione?
I meccanismi di azione del THC e del CBD, sono in parte sovrapponibili, nel senso che entrambi i cannabinoidi agiscono inducendo la morte cellulare delle cellule tumorali ed hanno un effetto minore in cellule non-tumorali. Inoltre gli studi con THC e CBD, hanno evidenziato dei meccanismi selettivi dei singoli cannabinoidi, in particolare legati alla differente affinità del THC e CBD ai vari recettori (con affinità per il THC e CBD). Ormai il concetto che THC e CBD attivano solo i due recettori cannabinoidi CB1 e CB2 è stato superato da molte evidenze scientifiche, infatti sia THC che CBD sono molecole con affinità per almeno una decina di recettori, in particolare quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4-, TRPA1, TRPM8, PPAR-GAMMA, GPR155, GABA)

Secondo le vostre ricerche la combinazione THC/CBD con i farmaci utilizzati nella terapia standard permette di ottenere maggiori effetti anti-tumorali. Potrebbe spiegarci meglio questi meccanismi?
In modelli preclinici, sono stati studiati i meccanismi d’azione di diversi chemioterapici e quello dei cannabinoidi. Per alcuni chemioterapici, i meccanismi che vengono regolati sono simili a quelli dei cannabinoidi, il che ha permesso di dimostrare che il THC e CBD possano mimare gli effetti dei chemioterapici e potenziarne l’azione.

Durante le vostre ricerche avete sempre applicato estratti sintetici di THC e CBD isolati, o anche estratti full spectrum? Da quale cannabis avete sintetizzato i cannabinoidi? 
Fino ad oggi ho lavorato principalmente con composti puri. Per il CBD so che viene estratto anche da cannabis coltivata in Italia. Per il THC lo ordino da ditte estere, dopo autorizzazione dell’ufficio stupefacenti. Per gli estratti ho diverse richieste da varie ditte e probabilmente sarà una linee di ricerca futura.

Crede che un’estrazione full spectrum possa dare risultati più soddisfacenti?
Data la loro composizione, questi estratti hanno sicuramente un effetto diverso e più complicato da studiare. Penso che il problema principale sia quello di riuscire a standardizzare gli estratti in modo da non inserire variabili farmacologiche nella sperimentazione.

Nelle vostre ricerche avete sempre coniugato cannabis e farmaci chemioterapici? Non avete mai pensato di applicare esclusivamente la cannabis?
Tutti gli esperimenti sono svolti con i singoli cannabinoidi in combinazione e non con chemioterapici, appunto per valutare sia l’effetto dei cannabinoidi, dei chemioterapici e della loro combinazione.

Cosa manca al sistema sanitario italiano per potersi affidare alla cannabis come effettivo anti tumorale piuttosto che come cura palliativa?
Studi clinici, di cui si parla da anni ma che non sono ancora stati valutati.

Per quale motivo?

Per quello che so principalmente perché si ritiene che i dati pre-clinici non siano sufficienti da giustificare uno studio clinico. Nel 2019/2020, comunque diversi studi clinici sono partiti in altri paesi. Quindi attendiamo i risultati e poi si potrà parlare di terapia anti-tumorale con cannabinoidi in modo più preciso.

A sua conoscenza, quali altre realtà italiane stanno compiendo ricerca sui fitocannabinoidi ed in particolare sulle applicazioni anti cancerogene della cannabis?
Attualmente le mie collaborazioni sono con gruppi non italiani, qualche gruppo di ricerca di buon livello c’e’ in Italia ma non sono stato ancora in grado di avviare una collaborazione, pur avendo avuti diversi contatti. Speriamo in un prossimo futuro.

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