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Parola agli esperti e ricercatori

Cristina Sanchez: i cannabinoidi nel trattamento oncologico

Cristina Sanchez è una ricercatrice riconosciuta a livello internazionale per il lavoro svolto sui cannabinoidi nel trattamento oncologico

I cannabinoidi hanno un ruolo provato nel controllo del dolore oncologico, come antitumorali e nel bilanciare gli effetti collaterali della chemioterapia.

Nel nostro gruppo al Dipartimento di Biochimica Molecolare dell’Università Complutense di Madrid, siamo specializzati nel glioblastoma, un tumore al cervello che, in media, lascia 14 mesi di vita dal momento della diagnosi.

cannabinoidi trattamento oncologico

Io che lavoro su modelli pre-clinici, in vitro e modelli animali, dopo 15 anni di ricerca posso affermare con certezza scientifica che i cannabinoidi sono effettivamente dei potenti antitumorali.

Il THC riduce la proliferazione delle cellule cancerogene e l’angiogenesi ed induce l’apopstosi, il suicidio cellulare, delle stesse.

Lavoro insieme al Dottor Manuel Guzman, famoso perché in Spagna nel 2005 ha trattato 9 pazienti affetti da glioblastoma con l’iniezione di estratto di cannabis direttamente nel cervello. Questi pazienti avevano subito un primo intervento, avevano effettuato chemio e radio terapia e nonostante il trattamento il tumore aveva recidivato.

Tutti avevano subito un secondo intervento, l’equipe del Dottor Guzman aveva allora impiantato nella calotta cranica un catetere e aveva cominciato a iniettare estratto di cannabis all’interno del cervello.

Quello che era emerso da questa sperimentazione clinica su pazienti allo stato terminale era che il THC riduceva la crescita del tumore e che in alcuni pazienti aumentava la lunghezza della sopravvivenza.

Oggi i nove pazienti sono morti.

La vera sfida sarebbe cominciare questo il trattamento oncologico con cannabinoidi subito dopo il primo intervento chirurgico senza attendere un’eventuale recidiva del cancro.

In questo caso si potrebbe davvero vedere in pazienti non ancora terminali, quindi non ancora spacciati a prescindere, come il THC potrebbe influire evitando proprio la recidivazione del tumore.

La GW pharmaceutical (la ditta inglese che produce lo spray sublinguale con estratto di THC, Sativex) ha condotto una ricerca simile su 25 pazienti coniugando il Sativex al Termozolomide, il farmaco chemioterapico.

Da parte mia ho avuto piacere di approfondire il ruolo del CBD, altro cannabinoide presente della canapa, visto che ha dato risultati analoghi al THC, ma non essendo psicoattivo in Spagna è legale.”

Nello specifico il mio ed altri gruppo di ricerca abbiamo realizzato alcuni studi con questa prospettiva, quella dell’impiego dei cannabinoidi nel trattamento oncologico e abbiamo osservato che anche il CBD produce risposte anti tumorali sia in vitrio come in modelli animali

 

 

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