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TestimonianzeTrattamento oncologico

Antonio Messina: una storia di cannabis e tumore

cannabis e tumore

Il Signor Antonio Messina ci racconta una storia, la sua, di cannabis e tumore. La canapa lo ha aiutato a convivere con la patologia e a riacquistare una qualità di vita perduta durante la chemio terapia.

Mi chiamo Antonio Messina e ho 63 anni.

Nel marzo del 2012 tramite TAC e successiva broncoscopia mi è stato diagnosticato un carcinoma polmonare a grandi cellule con metastasi linfonodali nel rene, dietro il cuore e nella zona del mediastino inferiore.

I medici furono subito molto chiari: mi dissero che il tumore era già molto grande (era di 7 cm), che si trovava già al IV ed ultimo stadio di sviluppo e che quindi non era operabile in quanto metastatico.

Mi diedero un’aspettativa di vita fra i 6 e i 9 mesi.

Avevo grossi problemi respiratori e avevo perso molto peso, circa 14 kg.

Chemio e radio terapia gli effetti collaterali

Presso la clinica Humanitas di Catania mi sottoposi a 10 sedute di radioterapia per agevolare la respirazione.

Fra diagnosi e radioterapia restai ricoverato per un mese durante il quale effettuai 5 sedute settimanali. Effettivamente la radioterapia mi aiutò molto nel risolvere il problema respiratorio.

Dopo un mese di pausa tornai all’ospedale in regime di day hospital e cominciai il percorso chemioterapico che prevedeva 6 cicli, dei quali ognuno era composto da 3 sedute in tre giorni consecutivi e 21 giorni di pausa fra un ciclo e il successivo.

Per colpa degli effetti collaterali però ho dovuto smettere la chemio dopo 3 cicli.

La chemioterapia comprendeva CARBO + VP16 1-2-3 Q 21.

I primi giorni dopo la prima seduta stavo relativamente bene, il primo ciclo non mi diede problemi, ma a partire dal secondo ciclo, dopo 3-4 giorni, cominciarono gli effetti secondari, primo fra tutti l’azzeramento delle difese immunitarie e il crollo dell’appetito, tanto che mi fecero delle flebo di sali minerali ed ebbi 4 giorni di febbre alta per la quale mi prescrissero Tachipirina e Rocefin (antibiotico).

Concluso il II ciclo, invece di aspettare i soliti 21 giorni aspettai un’altra settimana aggiuntiva per permettere al fisico di recuperare le forze per affrontare la seduta seguente.

Quando cominciai il III ciclo mio figlio, timidamente, iniziò a parlarmi della possibilità di cure alternative e in particolare mi mostrò dei video nei quali si parlava di canapa terapeutica.

Rientrato a casa dopo il III ciclo continuai ad avere la febbre fra 39 e 41 gradi per dieci giorni.

I miei familiari mi seguivano giorno e notte, deliravo nel sonno, mi mancava l’ossigeno, non riuscivo ad alzarmi dal letto e non mangiavo, se non tramite flebo.

Non c’era né giorno né notte: avevo il ventilatore sempre puntato contro, ma non bastava, la notte era peggio del giorno ed il giorno era peggio della notte.

Continuavo il Rocefin per 5 giorni e la Tachipirina, ma senza risultati, tanto che la situazione arrivò a degenerare al punto che mia moglie chiamò l’ambulanza e mi fece ricoverare d’urgenza.

Restai ricoverato in ospedale per 20 giorni, ma la situazione non migliorava. Nel giro di 2 ore a causa di scompensi cardiaci, dietro consenso firmato dai miei familiari, mi sottoposero a 3 elettroshock e alla trasfusione delle piastrine.

Non mangiavo, non bevevo, non mi muovevo, non parlavo ed avevo il corpo, soprattutto braccia, piedi e gambe, mostruosamente gonfi. In quei giorni stavo malissimo, ma il cervello era lucido e così ricordo bene il primario che disse chiaramente che ormai non c’erano più speranze e che non avrei passato la notte.

La mia famiglia allora decise di chiamare il prete per l’estrema unzione. Era settembre. Contro ogni previsione invece, superai la nottata, ma il mio stato di salute non migliorava e la mia famiglia scelse di portarmi a casa ad aspettare il mio momento.

Nell’arco di una settimana dal mio rientro a casa ebbi alcuni piccoli miglioramenti: il sangue tendeva a normalizzarsi, ricominciavo a mangiare dal letto e recuperai un po’ di forze per tornare a parlare.

Cannabis e tumore: il figlio propone una cura alternativa

Da quel momento mio figlio si presentò con uno strumento che non avevo mai visto: un vaporizzatore e con della canapa.

La canapa mi ha dato una specie di conforto, mi aiuta a superare lo stato di depressione che per un malato di cancro è l’aspetto peggiore. La sera riesco ad addormentarmi.

Quando ho iniziato avevo molta paura degli effetti di dipendenza da stupefacenti perché alla mia età, la scuola e la cultura mi hanno insegnato a considerare la cannabis una droga. Quindi ero contrario e l’insistenza di mio figlio ha trovato in me molto ostruzionismo: ha impiegato un mese per convincermi anche perché, per lui era una vergogna dover ammettere che ne faceva uso per motivi ludici.

Io non ero convinto, non ci credevo, ma di fronte alla speranza di poter migliorare la mia condizione alla fine accettai.

A quel punto, dopo aver visto con gli occhi la morte e senza sapere perché ero ancora vivo, decisi di provare.

Da quel giorno non ho più smesso. All’inizio gli unici benefici che sentivo erano legati al sonno: già dal mio primo utilizzo, finalmente, riuscii a dormire 4 ore di seguito, cosa che non riuscivo a fare da tempo, visto che respiravo male, tossivo continuamente ed espellevo muco in grandi quantità. Questo è stato il primo aspetto positivo.

Dopo una settimana abbiamo staccato la flebo e con l’aiuto dei miei familiari riuscivo a mangiare a tavola con loro.

L’ultima volta che ho sentito i medici mi è stato detto che il mio corpo non è in grado di affrontare un altro ciclo di chemioterapia e quindi è chiaro che la medicina ufficiale non può più curarmi.

Cannabis e tumore: i risvolti positivi della cura

Passati 4 mesi dall’inizio della terapia alternativa con la canapa e dopo aver fatto la mia assunzione quotidiana di circa 1 grammo prima di mettermi a letto, devo dire che la respirazione diventa regolare, riesco a dormire sino al giorno successivo e la mattina mi alzo da solo, preparo il caffè e lo porto a mia moglie.

La mia condizione psico-fisica è talmente migliorata che posso permettermi di uscire di casa per fare 2 chiacchiere al bar. Non uso più il pannolone, non ho più problemi di incontinenza, i problemi di pressione (che ho sempre avuto alta) sono finiti, mangio di tutto, seguendo una dieta alcalina.

Sono e rimango dell’opinione che non bisogna fare uso di droghe, però parlando della canapa per uso terapeutico voglio testimoniare affinché chi si trova nelle mie condizioni possa usufruire della mia esperienza.

I benefici ottenuti da questa terapia sono lodevoli.

Fra i medici che ci hanno seguito, quelli con i quali abbiamo stretto una maggiore fiducia ci hanno consigliato di proseguire su questa strada, ma non hanno voluto prescrivermela perché dicono si tratti di una cura ancora sperimentale e non vogliono prendersene la responsabilità.

Visto che consumo cannabis e ho il tumore sono costretto a recuperare il farmaco attraverso i canali dell’illegalità e con una spesa economica non indifferente, visto che guadagno 1200 euro al mese e la canapa sul mercato nero costa 13 euro al grammo.

All’ultima TAC di ottobre 2012 risulta che la metastasi nel rene, comparsa nei primi periodi in cui ero ricoverato alla clinica Humanitas di Catania, è scomparsa e tutta la zona del mediastino è pulita.

La Tac eseguita il 7 febbraio 2013 conferma che la massa tumorale principale è notevolmente diminuita.

La prima settimana di maggio abbiamo avuto l’esito dell’ultima TAC e della risonanza magnetica fatta il 3 marzo.

Purtroppo le metastasi al cervello si sono duplicate e ora ne ho una nella parte destra e una nella parte sinistra.

La metastasi più “anziana”, diagnosticata nella penultima TAC, ha raddoppiato le sue dimensioni, è passata da 7mm a 17 mm, mentre l’altra ha ancora una grandezza di 7 mm.

La massa tumorale “madre” è stabile nella grandezza di 3 cm. La settimana prossima ci recheremo all’Humanitas per iniziare un ciclo di radioterapia di 5 sedute.

Attualmente ho perso quasi completamente il senso dell’equilibrio. In famiglia siamo molto preoccupati perché nonostante continui regolarmente a fare uso di vaporizer, le metastasi al cervello non accennano ad arrestarsi, anzi, aumentano in pochissimo tempo.

Il signor Antonio è deceduto il 24 giugno del 2013.

Con questa storia riguardo la cannabis e tumore vogliamo ricordare un uomo che ha lottato fino alla fine con e per l’amore della sua adorata famiglia.

 

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