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TestimonianzeTrattamento oncologico

Giuseppe Piquet: utilizzare la cannabis medica contro il carcinoma

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Giuseppe ha utilizzato la cannabis medica contro il carcinoma e nonostante abbia una ricetta che gliela prescriva riceverla con continuità non è semplice.

Mi chiamo Giuseppe Piquet e il mio cognome è francese perché il mio trisavolo era di Chambéry.

Sono nato a Torino nel 1958 e vivo in provincia di Pisa. Nell’aprile del 2000 mi hanno diagnosticato un carcinoma alle ghiandole salivari. Mi sono sottoposto a radioterapia per tutti i giorni dal 2 di agosto al 9 di novembre, esclusi sabati e festivi. Purtroppo questo trattamento mi ha “cotto” la mandibola e mi ha fatto uscire dei sequestri ossei [N.d.r. parte necrotizzata che tende a uscire all’esterno con una fistola] che mi hanno fatto saltare via denti e schegge di osso e da allora non mangio più solidi, oppure assumo integratori alimentari per pazienti che non possono mangiare una quantità sufficiente di cibo.

Oltre alla radioterapia, mi sono sottoposto a chemioterapia, 5 cicli, uno ogni venti giorni, poi il 19 novembre mi hanno operato e successivamente ho avuto una ricostruzione plastica del pavimento orale.

Sempre dal 2000 assumo cannabis medica contro questo cancro, il carcinoma, ma per ottenere una prescrizione a causa dei postumi importanti della radioterapia, ho dovuto aspettare sino al novembre del 2015.

Fino a quel momento mi rifornivo al mercato nero. Al reparto Antalgica dell’ospedale di Pisa ho spiegato alla dottoressa cosa e come mi sentissi quando non fumavo e lei mi ha inserito come paziente oncologico, quindi la mutua mi passa il farmaco. Quando non fumo cannabis medica, non dormo, mi vengono brutti pensieri, non mi muovo dal tavolo e sono completamente apatico, tralasciando ovviamente mal di testa e dolori.

Nello specifico assumo Bedrocan, tramite farmacia territoriale e la qualità è buona. Nonostante abbia spiegato che consumo cannabis da 40 anni e che ne consumi mediamente 2,5 grammi al giorno, mi hanno fatto una prescrizione di 0,03 grammi nel numero di 90 cartine secondo il protocollo del dottor Poli. È come se mi avessero prescritto di mettere un solo fiorellino di camomilla per fare un decotto.

La continuità terapeutica è molto importante anche perché, specialmente dopo giorni di mancata assunzione, bisogna stare attenti a non esagerare visto che gli effetti psicotropi possono essere importanti. A parte il problema del quantitativo, quello che lascia a desiderare sono i tempi di attesa. Per fare un esempio la prescrizione del 22 agosto ancora non mi è arrivata [N.d.r. Al 23 novembre].

Ogni 3 mesi si deve rinnovare il piano terapeutico presso il reparto e oggi, dopo un anno, sono arrivato a farmi alzare sino 0,65 g al giorno di Bedrocan.

Un altro limite, oltre al tempo di attesa, riguarda la modalità di assunzione; voglio dire, il decotto per vecchi fumatori è una contraddizione e anche se a livello terapeutico va bene, sarebbe certamente più indicato un buon vaporizzatore che però costa troppo, soprattutto se hai solo l’invalidità civile al minimo, come me che prendo 289 euro, ti verrebbe a costare due mesi di pensione o se ancora peggio. Come tanti, se sei senza reddito, diventa davvero
inaccessibile.

Da segnalare, tra le altre cose, l’ignoranza dei medici (a volte) soprattutto sulle modalità di prescrizione. I primi di dicembre sono tornato al reparto Algologia dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa e i medici inizialmente mi avevano confermato 0,65 g al giorno di Bedrocan e Lyrica da 0,75 g, per fortuna, prima, sono riuscito a convincerli ad alzarmi la ricetta ad almeno 1 g al giorno e poi nell’estate del 2019 me l’hanno portata a due grammi al dì.cannabis medica carcinoma

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